Intervista
Incontro con Ammar Al-Beik, regista siriano
Autodidatta e amatore del cinema sperimentale:
Nato nel 1972 a Damasco Ammar è fotografo e regista. Autodidatta, è entrato nel mondo dell’immagine lavorando nello studio Hayek come specialista nella riparazione di apparecchi-fotografici e assistendo alle riprese dei “grandi”, come Mohamed Malas. Ha con il cinema un rapporto “sacro” e privilegia la sperimentazione…
Robert Bresson, il maestro:
Il suo progetto attuale: rendere omaggio a Robert Bresson. Fare un film che parla di cinema senza attori nè ruoli. Una ventina di registi di cinema, di fama internazionale, siedono 5 minuti davanti alla telecamera di Ammar, senza dire nulla… Finora hanno già accettato: Manoel de Oliveria, Catherine Breillat, Paul Verhoeven, Jla Zhangke, Bernardo Bertolucci, Ghassan Salhab, Frederick Wiseman, Naomi Kawase Alejandro G.Inarritu, Pedro Costa, Alexander Sokourov, Zhang Zimou, Mohamad Malas, Tariq Teguia e Takashi Mllke…
Il documentario siriano ha bisogno di conquistare la sua libertà:
“Il festival DOX BOX va molto bene. Ma i film che presenta sono solo quelli autorizzati dalla censura… Sono quella che porta i fiori verso la sua tomba non ne fa parte.
Anche questo festival deve, secondo me, diventare ancora più libero”. Ammar vuole essere un uomo libero, trovare i propri finanziamenti senza dover rendere conto a nessuno… né all’Europa, né alla Siria… per fare le cose secondo le esigenze dell’arte, punto e basta.
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